NOVARA – Antonino Cannavacciulo Bistrot
- Gennaio 05, 2018
- by
- Maria Paola Salvanelli
Nonostante fosse la vigilia “della Vigilia” e fossimo coscienti che avremmo passato i tre giorni successivi seduti a tavola ci sono ricorrenze che meritano di essere festeggiate. I compleanni per me sono ancora più sacri del Natale. E così il 23 Dicembre dell’anno che si è appena concluso ci siamo regalati un pranzo da Antonino Cannavacciulo Bistrot, nel centro di Novara.
Non ero mai stata a Novara e, non me ne vogliano gli amici novaresi, ma la visita della città forse perchè frettolosa, non mi ha entusiasmato, fatta eccezione per qualche angolo come il Complesso Monumentale del Broletto che ho scelto anche come foto di copertina.
Con il tempismo che mi contraddistingue due giorni prima dalla data prestabilita per il pranzo scoppia il polverone che ha coinvolto lo Chef stellato e il suo bistrot di Torino dopo il blitz dei NAS.
Non entro nel merito perchè non è lo scopo di questo post, posso solo basarmi su quanto letto e sentito in TV. Personalmente una mia idea me la sono fatta e non posso che concordare con le parole di Antonino nell’ intervista rilasciata a La Repubblica
“Va bene che ci siano delle regole, ma applicarle in questo modo è assurdo, si parla tanto delle difficoltà che gli imprenditori sopportano per lavorare in Italia, in qualsiasi settore. Ecco: storie come questa fanno venire voglia di andarsene da un’altra parte” (Antonino Cannavacciulo)
Non nego che ho avuto il timore che la mia prenotazione venisse cancellata all’ ultimo minuto a causa di una nuova ispezione da parte dei NAS ma alla fine è andato tutto bene.
Sono una grandissima fan dello Chef Cannavacciulo e anni fa ho avuto il privilegio di pranzare direttamente a Villa Crespi e le sue linguine di Gragnano con calamaretti spillo me le sogno ancora la notte.
Purtroppo le esperienze stellate non sono sempre replicabili e, trascinati dell’entusiasmo di alcune amiche che avevano pranzato presso l’Antonino Cannavacciulo Bistrot qualche mese prima, abbiamo voluto provare.
Prima di raccontarvi della mia esperienza una premessa è d’obbligo. Questo è un tipo di cucina diversa da quello a cui siamo abituati normalmente, vi ricordo che non siamo in una trattoria e lo scopo non è mangiare come se non ci fosse un domani ma fare un’esperienza. Sento spesso che certi locali vengono aspramente criticati per le porzioni ridotte, il costo spropositato dei piatti e via di seguito. Pranzare fuori non deve essere sempre sinonimo di uscire dal locale con la pancia che scoppia! In questi ristoranti ogni piatto è contraddistinto dall’ uso di materie prime di elevata qualità di cui se ne può percepire distintamente il singolo sapore ma allo stesso gli accostamenti insoliti di ingredienti così diversi tra loro produce un sapiente mix di emozioni e sapori. Certamente questo richiede uno studio attento e anni di esperienza, di conseguenza i prezzi sono più alti della media ma saranno spesi bene.
Ovviamente non siamo a Villa Crespi e nonostante il menù sia firmato dal grande Chef va tutto ridimensionato. Allo stesso tempo ci tengo sempre a precisare che non sono una critica gastronomica con qualifiche particolari, le considerazioni che seguono si basano esclusivamente sulla mia personalissima esperienza.
Nemmeno le foto sono eccellenti ma per produrre foto di piatti appetitosi in genere non si sta con i piedi sotto la tavola, anzi, il più delle volte il piatto non viene nemmeno assaggiato. Ma questa è un altra storia.
Arriviamo leggermente in anticipo rispetto all’ orario previsto e attendiamo nel bar che risulta già pieno e abbastanza caotico. Dopo 10 minuti di attesa ci fanno accomodare al piano superiore dove si trova appunto il ristorante.
La location del Bistrot mi è piaciuta molto, moderno e di design ma senza risultare né freddo né anonimo.
Purtroppo il nostro tavolo era proprio di fronte alla porta della cucina e tutte le volte che i camerieri entravano ed uscivano si sentivano chiaramente le grida e talvolta gli improperi che animano tutte le “brigate”. Un dettaglio che da altre parti poteva anche passare in secondo piano ma qui non ci troviamo in un ristorante qualsiasi.
Il servizio al contrario è stato impeccabile, premuroso e non invadente.
Dopo uno studio attento del menù abbiamo optato per il Menu Sipario (€ 65 a persona, con degustazione di 5 piatti), volevamo assaggiare più portate ma senza correre il rischio di sbagliare abbinamento. Il menu è studiato apposta per accompagnare l’ospite in un viaggio nel gusto in maniera equilibrata.
La carta dei vini offre una ampia scelta per tutte le tasche. Abbiamo optato per un ottimo Les Cretes, un Petite Arvine della Valle D’Aosta che si è magnificamente sposato con i cibi che abbiamo mangiato e il cui costo era assolutamente nella norma.
Da subito ci hanno portato qualche stuzzichino per finire il nostro aperitivo, un calice di bollicine.
A seguire un entrè, formata da una zuppetta moscardini con latte di cocco e lenticchie. Un abbinamento certamente inusuale ma che ho apprezzato molto.
Il Menu Sipario come antipasto prevedeva
- Crudo di ricciola, insalatina di papaya, cipollotto e sesamo.
Non amo molto la frutta in genere e tanto meno quello tropicale ma questo piatto era squisito.
Spazio ora ai due primi piatti
- Gnocchetti di patate con ragù di molluschi e schiuma al prezzemolo.
Questo piatto purtroppo non ha mi soddisfatto nè al palato e tanto meno alla vista.
I gnocchetti di patate erano insipidi e contrastavano in maniera eccessiva il ragù di molluschi che prendeva il sopravvento su tutto il resto. Il sapore della schiuma di prezzemolo si percepiva appena e visivamente era davvero poco piacevole.
- Risotto ai pistilli di zafferano con salsa al midollo di bue e limone.
Un classico che non delude mai. Questo in particolare era da applauso e ne avrei mangiato altri 2 piatti.
Con i primi viene servito del pane caldo con burro all’ aglio ma dal sapore talmente delicato che era da estasi.
Come secondo si poteva scegliere tra
- Baccalà e la sua trippa, con salsa di castagne e tartufo nero.
Non amo il baccalà, poco le castagne e non parliamo della trippa. Inutile dire che ho scartato questo piatto a priori ma pare fosse molto buono.
- Per esclusione ho preso il capocollo di maialino porchettato, zucca e aglio nero.
Non amo il baccalà dicevo ma non vado matta nemmeno per il maiale e infatti nemmeno questo piatto mi ha pienamente soddisfatto. Buono, per carità, la carne si scioglieva davvero in bocca ma non l’ho trovato assolutamente all’altezza del locale. Un piatto che avrei potuto mangiare da tante altre parti.
Buono il pre-dessert, una mousse di basilico dal sapore rinfrescante.
Ho apprezzato molto il dolce, “omaggio alla Liguria”, un piatto ideato dallo Chef Vincenzo Manicone che si è ispirato alle sue origini Liguri. Forse non tutti sanno che in Liguria la colazione da veri locals è la focaccia “pocciata” nel cappuccino. Il dolce è quindi composto da una calotta al caffè adagiata su una crema di latte con gocce di olio extra vergine d’oliva e guarnita da una spuma al cappuccino con granella croccante di focaccia ligure. Ho gradito non solo l’idea e la sua realizzazione ma anche il gusto. Ma da mezza ligure forse sono un tantino di parte.
Con il caffè ci hanno servito la piccola pasticceria tra cui le sfogliatelle alla crema e un tripudio di altre leccornie che arrivata a questo punto ho mangiato solo per gola.
È tempo di fare un bilancio. Nel complesso è stata un’esperienza piacevole, mi è piaciuto il locale (escludendo la zona del bar), personale preparato e disponibile, ottima la presentazione dei piatti e diciamolo, sebbene il conto sia stato ovviamente più altro rispetto ai ristoranti che sono solita frequentare, per celebrare un’occasione speciale è fattibile. Nonostante tutto, sono sincera, l’esperienza non mi ha convinto al 100%. Il Menù Sipario mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmato.
Non mi sento di sconsigliarlo a prescindere, forse sono io che sono troppo esigente o avevo aspettative troppo alte all’ idea di pranzare nel locale di Cannavacciuolo e di conseguenza la delusione è stata amplificata.
Credo che continuerò a sognare i piatti di Villa Crespi, in attesa un giorno di poterci tornare.