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GTE – Prima tappa – da Cavo a Porto Azzurro

Spoiler: sarà un post lungo, così come è stata lunga questa prima tappa, ma la costante vista mare ha alleggerito il mio passo e sono certa farà lo stesso con la vostra lettura.

La prima tappa della GTE parte da Cavo e conduce al vivace paesino di Porto Azzurro. È una tappa lunga, impegnativa ma allo stesso tempo estremamente panoramica. I miei passi sono stati costantemente cadenzati da esclamazioni di stupore e il numero esorbitante di foto scattate conferma quanto l’isola d’Elba sia stata amore a prima vista.

L’imbocco del sentiero si trova in prossimità di Villa Bellariva. Abbandonato l’asfalto, mi immergo subito in un bel bosco di lecci e pini marittimi.

Il bello di questo itinerario è che c’è pochissimo asfalto, e chi cammina lo sa, l’asfalto è un tormentone perché oltre a buttare su caldo fa veramente male ai piedi e alle articolazioni.

La prima cosa che mi colpisce è il colore della terra, ocra-rossiccia e nonostante questo primo tratto di sentiero sia vicino alle case e a ridosso della strada, è come se cinghiali questa notte avessero festeggiato un rave. Il terreno è stato smosso di recente, spero non incontrarne.

Dopo circa 15 minuti dall’imbocco del sentiero raggiungo il bivio per Monte Grosso e Mausoleo Tognetti. La GTE prosegue a sinistra ma mi concedo una breve deviazione sulla destra per visitare il Mausoleo Tognetti, progettato dall’architetto fiorentino Adolfo Coppedè, agli inizi del 1900, sotto incarico della famiglia Tognetti, affittuaria delle miniere elbane; viene commissionato come monumento funerario a cui però non verrà mai data l’autorizzazione. Costruito con materiale simile al granito ma di colorazione diversa per la presenza di altri minerali. Si erge dal folto del bosco ed è ben visibile anche dal mare. La sua forma ricorda quella di un faro ed in passato era un luogo di ritrovo della comunità di Cavo in occasione della Pasquetta. Oggi purtroppo è in evidente stato di abbandono e degrado. Le scale che avrebbero condotto all’interno sono completamente sconnesse, meglio quindi non provare nemmeno ad arrampicarsi. Peccato perché messo in sicurezza sarebbe suggestivo anche solo come testimonianza storica del passato.

Dopo un tratto di bosco e una immersione totale nella macchia mediterranea, tra cespugli enormi di rosmarino odoroso, mi congiungo ad un tratto di strada asfaltata da cui, davanti a me, svetta il Monte Grosso, dove salirò a breve. Questa strada arriva da Cala Mandriola, altra alternativa per imboccare la GTE ma aggiungendo circa 5 km al tragitto più classico che ormai percorrono tutti. Di nuovo si apre una bellissima vista sul mare. Il contrato tra il verde della macchia mediterranea, il blu del mare e l’azzurro del cielo è una carezza per l’anima. Sento sempre di più viva dentro di me la sensazione che questo cammino è stata la migliore idea che potessi avere. Camminare in mezzo alla macchia mediterranea, con il rumore del mare in lontananza e tutti questi profumi, è inebriante.

Tengo la sinistra e proseguo diritto fino a superare una cancellata, sono in prossimità dell’Agriturismo Amandolo, una valida soluzione di pernotto per chi volesse essere già sul cammino la mattina appena svegli. A me in realtà è piaciuto molto l’intermezzo a Cavo.

Esco dal bosco e mi immetto nella strada sterrata che conduce al Monte Grosso e che combacia con il tracciato della GTE per le mountain bike. Da adesso in poi sarò sotto il sole, anche se ogni tanto un leggero venticello mi ritempra.

Dal Monte Grosso (344 m), un tempo sede di un osservatorio militare, la vista è pazzesca. Sulla mia destra si vede il lato di Cavo da dove sono partita, l’isola della Palmarola e in lontananza il promontorio di Piombino, da dove sono arrivata ieri. A sinistra, mi affaccio sull’altro lato dell’isola, quello di Portoferraio. Il blu del mare si mischia e confonde a quello del cielo, inframmezzato dal verde della macchia mediterranea. In pratica mare a destra, mare a sinistra, mare tutto intorno. Un contesto pazzesco e dall’alto la vista è strepitosa.

Ora il sentiero procede in costa, regalandomi scorci mozzafiato. Procedo per un sentiero che sembra buttarsi direttamente in mare. Oltre il silenzio mi colpiscono i colori. Non sono sfumature, sono colori pieni, vibranti, saturi. Credo che ogni posto abbia la sua energia e quella dell’Elba è cristallina, vibrante, leggera, in grado di ricaricarmi. Più volte mi sono persa nella contemplazione del mare, sia a livello visivo che sonoro. È davvero un cammino esperienziale questo.

Scendo dal Monte Grosso attraverso un sentiero molto stretto che si dipana in mezzo ad una vegetazione molto fitta. Mi ricongiungo con la strada asfaltata e dopo 20 passi verso destra il sentiero si ributta del bosco. Questa volta tengo la sinistra. E’ tutto perfettamente indicato.  Sono a Case Colli (132 mt). Sono scesa un bel po’. Intravedo un sentiero che conduce alla spiaggia del Nisportino ma io devo procedere verso Monte Strega (427 m), o meglio risalire. Oggi è tutto un sali scendi.

Raggiungo l’Aia di Cacio, una sorta di promontorio-belvedere. Un pannello esplicativo racconta delle pietre rosse tipiche del luogo. Attraverso la strada asfaltata e mi reimmetto sul GTE, verso il Monte Strega.

Salita faticosa quella per il Monte Strega ma arrivata sul crinale trovo un bel vento fresco che in questo momento della giornata è un toccasana. Se mi volto alle mie spalle vedo tutto la strada percorsa da questa mattina, è una sensazione che da sempre un po’ le vertigini. Ci si sente piccoli e grandi allo stesso tempo.  Sotto di me scorgo due belle baie: Nisporto e Nisportino.

La vista dal Monte Strega è strepitosa e il vento, che mi sta ripulendo dalla calura della salita, mi aiuta a godermela ancora di più.  Mi sarei voluta fermare per una breve sosta ma c’è davvero troppo vento. Vado avanti e cerco un’altra zona più congeniale.

Dal Monte Strega si prosegue su di un promontorio che offre scorci unici, uno più suggestivo dell’altro.

Scendo a Passo del Croce (342 m) per poi risalire a 406 m e raggiungere l’area di sosta di Panche (un nome una garanzia) un’area pic nic che si congiunge alla strada asfaltata; La attraverso, per poi raggiungere la Cima del Monte (502 m), la vetta più alta della tappa odierna. Poi sarà tutta discesa fino Porto Azzurro.

Da Cima del Monte si vede bene la baia di Portoferraio sovrastata dal maestoso castello del Volterraio. Si potrebbe raggiungere il castello con una deviazione di un’ora. La tentazione è forte ma la strada è ancora lunga. Procedo seguendo il tracciato ufficiale GTE.

Appena svalicato Cima Monte si apre un panorama meraviglioso su Porto Azzurro che sembra ormai vicino ma ci vuole ancora un’ attimino. Inizio un po’ ad accusare il caldo e la stanchezza ma ormai è tutta discesa, pian pianino si arriva.

Scesa da Cima Monte raggiungo un bivio, la GTE interseca il sentiero 220, io tengo la sinistra.

Il sentiero, non propriamente dei più comodi per via del selciato, si snoda tra piccoli terrazzamenti coltivati con viti, olivi e fichi. Il sentiero come una serpentina scende verso il mare.

Raggiungo un punto ristoro, con terrazza panoramica Terra & Cuore. Per un attimo mi illudo di poter bere qualcosa di fresco e fare una pausa degna di questo nome ma è chiuso, aprono alle 18,30.

Procedo oltre e in pochi minuti raggiungo la fine della prima tappa. Qui c’è il bivio che in un’ora scende a Porto Azzurro. Domattina riparto da qua. O meglio, io parto da Porto Azzurro, e la seconda tappa avrà ufficialmente inizio da questo punto.

Raggiungo un nuovo bivio tra Porto Azzurro e Mole. Per via della posizione del mio Hotel Villa Giulia realizzo che mi conviene andare verso Mole. Seguirò il sentiero 209 fino a raggiungere la statale. Purtroppo, l’hotel non è comodissimo da raggiungere a piedi, mi dovrò fare un bel pezzo di statale super trafficata. A fine giornata, con la stanchezza e l’intenso traffico, credo sia stato il pezzo più sofferto di tutta la giornata. Avrei potuto prendere il bus ma in certi momenti, quando la fatica prevale su tutto e si ha solo voglia di arrivare, costa più fatica sedersi ad aspettare che procedere con le proprie gambe.

Riassumendo

  • Partenza: Cavo
  • Arrivo: Porto Azzurro, anche se alla fine ho alloggiato a Lido di Capoliveri.
  • Lunghezza: 18,8 km
  • Dislivello: quota massima 502 metri
  • Tempo medio di percorrenza: 8 h

Pernottamenti & Pasti

In tanti iniziano la GTE il giorno del loro arrivo. Io ho preferito utilizzare il primo giorno per raggiungere Cavo in tutta tranquillità e godermi un lento pomeriggio tra mare e spiaggia.

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