Valle Maira – Anello Rocca La Meja
- Agosto 04, 2023
- by
- Maria Paola Salvanelli
Se trascorrete qualche giorno in Valle Maira, questo trekking è davvero imperdibile. I rilievi di Rocca La Meja (2.831 m) sono formati da rocce dolomie, alternate a strati di calcari (le stesse che costituiscono le Dolomiti), tanto che per un attimo vi sembrerà di essere ai piedi delle Dolomiti e non esagero.
Il giro ad anello che ho in mente mi permetterà di osservare Rocca la Meja da tutte le possibili angolazioni, ma non prevede di salire fino alla cima dove è posizionata la croce di vetta, sentiero in parte attrezzato e per escursionisti più esperti in scalate. Omettere la vetta per una volta non toglie nulla a questo giro già completo e impegnativo di suo. Percorrendo il versante meridionale di Rocca la Meja, raggiungerò nell’ordine quattro colli: Margherina (2.420 m), d’Ancoccia (2.533 m), del Mulo (2.527 m) e della Valletta (2.536 m). Da quest’ultimo colle scenderò nell’omonimo vallone sotto le pendici del roccioso versante nord di Rocca la Meja. Risalirò fino al Lago Nero per poi scendere e chiudere l’anello facendo ritorno alla Grangia Selvest (1.666 m). Il percorso è ben segnalato ed è meglio noto come “Tour di Rocca la Meja” o “Sentiero Gino Gertosio”.
Un totale di 24 km per circa 6 ore di cammino, soste escluse.
Raggiungo in auto la località di Canosio, e procedo in direzione del Colle del Preit. Parcheggio l’auto nell’ampio parcheggio nei pressi di Grange Selvest. Attenzione che nel periodo estivo, durante i week end, questo ultimo tratto è regolato da un semaforo.
Attraverso il ponte in legno in prossimità della Grangia e imbocco la poderale seguendo le indicazioni per il tracciato di “Gino Gertosio”. Attraverso un bosco di larici che sale con moderata pendenza fino alla Grangia Cülausa. Qui termina la poderale e si prosegue su sentiero.
Seguo le indicazioni per il Colle Margherina, tempo di percorrenza previsto 1 ora e 30 minuti.
Dopo circa 15 minuti di cammino superata la Grangia Cülausa trovo un bivio. Ignoro il sentiero di sinistra che conduce al Lago Nero, lo userò per il ritorno e qui chiuderò il mio anello.
Tengo la destra e mi dirigo verso la Lapide degli Alpini, ovvero un monumento eretta nel luogo in cui il 30 gennaio 1937 perirono sotto una valanga ventitré alpini della brigata Dronero.
Raggiungo un pianoro stupendo, che si affaccia sull’altipiano della Gardetta, luogo ideale per una sosta fotografica.
Alla mia destra scorgo l’Agriturismo La Meja con sotto un piccolo laghetto. I colori stanno già virando ai gialli e dorati tipici della fine dell’estate. Probabilmente anche qui, come in Valle d’Aosta, è stata un’estate calda e per nulla piovosa. Proseguo sul sentiero attraversando questo immenso altipiano popolato da marmotte per nulla spaventate dal mio passaggio.
Raggiungo la parete meridionale di Rocca La Meja: slanciata, enorme, monumentale ed elegante al tempo stesso. Non riesco a smettere di fare foto ed è solo l’inizio. Quando mi sono documentata sul percorso avevo visto diverse foto che già mi avevano colpito, ma trovarsi ora al suo cospetto è qualcosa che è difficile esprimere a parole.
Proseguo sull’altopiano con modesta pendenza e con la Rocca sempre alla mia sinistra, fino a quota 2.420 m, dove si trova il Colle Margherina. Effettivamente sono salita in 2 ore precise come riportava la cartellonistica alla partenza. Tengo la sinistra e procedo in direzione del Colle d’Ancoccia e del Lago de la Meja (2.533m).
Raggiungo il piccolo laghetto de la Meja, dove un nutrita mandria di mucche si stanno abbeverando.
Stanno arrivando nuvoloni neri un pò da tutte le parti e inizia a tuonare. Erano previsti temporali a cavallo di mezzogiorno. Mi sa che sono in arrivo. Forse prenderò l’acqua ma la luce in questo momento è spettacolare. Anche qui scatto foto a raffica e non riesco a smettere ma un nuovo tuono decisamente più potente dell’altro mi riporta sull’attenti. Meglio rimettersi in cammino.
Superato il Lago della Meja trovo il bivio per il sentiero per escursionisti esperti che porta alla croce della Rocca, l’ultimo pezzo è attrezzato ed ho letto che richiede l’uso di caschetti e imbraghi. Non è alla mia portata. Non oggi.
Procedo per il Colle d’Ancoccia, dove si trovano dei bunker militari.
Procedo seguendo le indicazioni per il Colle del Mulo (2.527 m), da cui si apre una visuale mozzafiato.
Da qui il sentiero si fa un pochino più tecnico. Devo attraversare una pietraia e per fortuna che le pietre sono ancora asciutte, nonostante i tuoni siano sempre più frequenti e ravvicinati.
Davanti a me, su un roccione piramidale, scorgo la sagoma di due giovani camosci. Il temporale è sempre più vicino, una luce oserei dire apocalittica, accompagna questo emozionante avvistamento.
Inizia a piovere, anzi a grandinare. Trovo riparo in un anfratto tra due enormi rocce.
In pratica sono bloccata tra il Passo del Mulo e il Colle della Valletta. Ne approfitto per mangiare qualcosa e riposarmi. Al momento rimanere riparati e all’asciutto mi sembra la soluzione migliore, anche perché dalla quantità grandine che si è depositata tutt’attorno, sembra quasi che sia nevicato. La pioggia si alterna alla grandine e poi ancora alla pioggia. Rimango bloccata per un’ora. Sono equipaggiata ma allo stesso tempo confidente che l’attesa non sarà vana.
Dopo circa un’ora la pioggia diventa sempre più fine e debole. Come fare a capire se è il momento di ripartire? sento gli uccelli che sono tornati a cantare e il fischio delle marmotte. È una sorta di starter. Ecco il segnale di via che aspettavo. È stato un momento molto particolare. La montagna è anche questo. Ci insegna quando è ora di fermarsi, quando è ora di tornare indietro, quando è ora di aspettare, quando si può avere fiducia e quando è tempo di ripartire. Fiducia e attenta osservazione dei particolari attorno a noi.
Raggiunto il Passo della Valletta (2.536 m), il punto più alto di questo anello. Rocca la Meja mostra ora la sua parete nord. Una prospettiva molto diversa da quella di questa mattina ma ugualmente affascinante.
Inizia ora la discesa attraverso un piacevole sentiero tra cespugli e roccette. L’istinto mi porta ad accelerare il passo per scaldarmi dopo la lunga pausa ma tutto attorno è ancora bagnato, devo prestare molta attenzione a non scivolare.
Raggiungo la Grange della Valletta oltre la quale imbocco una strada poderale. Dopo circa 15 minuti trovo il bivio per il Lago Nero, tempo di percorrenza 35 minuti. Si può fare anche se questo implica riprendere quota e quindi fare un bel pezzo in salita.
Costeggio la Grange Chiacarloso (2.080 mt) e continuo a salire.
Raggiunto il Lago sento nuovamente qualche goccia di pioggia ma il pezzo più impegnativo me lo sono ormai lasciato alle spalle. Ammetto che la deviazione meritava la fatica della salita.
Il Lago Nero, dalle acque in verità verdastre, è un bellissimo specchio d’acqua che riflette il paesaggio che lo circonda.
Non scendo fino alle sponde del Lago, mi tengo alta e lo costeggio tramite un sentierino che mi permette di scattare foto da una prospettiva decisamente migliore. La pioggia mi avverte che è ora di riporre la macchina fotografica nello zaino ed affrettarmi a chiudere l’anello.
Seguo il sentiero e le indicazioni per Grangia Selvest. Ritrovo il bivio dove ufficialmente si chiude l’anello e percorro l’ultimo tratto scendendo nel bel bosco di larici fino al parcheggio.
TABELLA RIASSUNTIVA
- Partenza Grangia Selvest: quota 1.666 m
- Punto più alto: Colle della Valletta quota 2.536 m
- Dislivello complessivo: 870 mt
- Totale Km: 23,7