Val d’Ayas – Da Mandrou al Lago Lochien, passando per il Col di Nana
- Ottobre 23, 2021
- by
- Maria Paola Salvanelli
Oggi gioco in casa. Rimango in Val d’Ayas per un giro ad anello con partenza dalla località di Mandrou (1.830 mt).
Proprio dietro la chiesetta di Mandrou trovo l’imbocco del sentiero. C’è anche una fontana per riempire eventuali borracce rimaste a secco. Sono diretta al Colle Vascoccia (2.557 mt), tempo stimato 2 ore tramite sentiero n.3. L’idea è poi proseguire fino al Col di Nana (2.772 mt), raggiungere il Rifugio Grand Tournalin (2.600 mt) e scendere nel Vallone di Nana per poi risalire verso il Lago Lochien (2.270 mt), da dove, in ultimo, rientrerò a Mandrou.
Anche oggi è una giornata spettacolare, senza una nuvola. L’autunno è al massimo del suo splendore. Si prospetta una escursione entusiasmante, gambe in spalle dunque ed andiamo!
Attraverso il piccolo abitato di Mandrou composto da bellissimi rascard, alcuni ristrutturati, altri in vendita e da sistemare. Il sentiero parte subito in salita. Trovo dopo pochi metri una cappella votiva su cui è stata dipinta l’indicazione 3-3F. Il sentiero n.3 è quello che utilizzerò a salire, il 3F quello che utilizzerò per scendere.
Questo primo pezzo, tutto in salita, mi porterà al Ru Courtaud. Dopo nemmeno 5 minuti di cammino raggiungo l’alpe Ca Zena. Dopo Ca Zena la salita diventa più dolce. Siamo quasi a fine Ottobre ma le temperature nelle ore centrali della giornata sono ancora estive e così mi ritrovo a togliere uno strato dopo l’altro, fino a rimanere in mezze maniche e pantaloncini corti. Una vera goduria.
Dopo una ventina di minuti intercetto il bivio con il sentiero 3F che conduce al Lago Lochien. Come dicevo il sentiero che utilizzerò al ritorno. Proseguo dritto, seguendo le indicazioni per Alpe Tsavana, l’alpeggio appena sopra il Ru Courtaud, famoso in tutta la Val d’Ayas per i suoi gelati, sono davvero spaziali!
Il sentiero sale in un bel bosco di larici, raggiungo il Rue e continuo a salire.
La catena del Monte Rosa che oggi si staglia contro un cielo limpidissimo ed è uno spettacolo unico.
Dopo esattamente 30 minuti dalla partenza sono all’altezza della Tsavana che supero proseguendo sempre diritto.
Man a mano che si sale si apre una meravigliosa vista sulla Val d’Ayas: Antagnod, con il suo caratteristico campanile, più verso il fondo valle Periasc, ExtraPierraz e il Monte Zerbion in lontananza, dal versante opposto a cui sono solita ammirarlo. Purtroppo, la foto non rende grazia alla bellezza di questo scorcio, ero completamente contro sole ma andava ugualmente immortalato.
Dopo la Tsavana il sentiero continua a salire, guadagnando quota i larici diventano più radi e la vegetazione che incontro è quella tipica dei 2.000 metri.
Raggiungo la cappella Sarteur da cui si gode di una bellissima vista, anche se, con il sole frontale, sono sempre a sfavore di luce.
Il sentiero prosegue dietro la cappella, passando di fianco l’alpeggio Vascoccia e sale fino al Colle omonimo.
Ho impiegato praticamente 1 ora per raggiungere la cappella Sarteur, prendendola con calma e fermandomi a scattare diverse foto.
Dalla chiesa, con l’alpeggio alla mia destra, proseguo diritto ancora una volta. Seguendo le frecce gialle inizio a percorrere un nuovo tratto abbastanza ripido. Sono a quota 2.300 e continuo a salire.
Arrivata al Colle Vascoccia (2.557 mt), si apre una vera e propria cornice su tutto il massiccio del Monte Rosa: la Gobba di Rollin (3.899 mt), il Polluce (4.092 mt), il Castore (4.228 mt), il Liskam (4.479 mt), il Parrotspitze (4.443 mt) e Punta Gnifetti (4.554 mt) dove sorge Capanna Margherita. Distinguo un puntino nero che mi riporta con i ricordi alla incredibile ascesa fatta a settembre.
Raggiungo un bivio. Il sentiero 3 B porta al Monte Facciabella (2.556 mt) e con un panorama così verrebbe quasi spontaneo girare a destra; per una volta rimango fedele al programma iniziale e giro a sinistra.
Dopo il bivio attraverso per breve tratto una pietraia ma per fortuna il sentiero è sempre bene indicato.
Raggiungo l’anticima del Col di Nana da dove si apre una bellissima visuale sul vallone sottostante in veste autunnale.
Poco prima del Colle di Nana c’è un altro pezzetto di pietraia, più lungo del precedente e tutto in ombra.
Mi ricompongo, indossando tutti gli strati che avevo tolto alla partenza, la temperatura è decisamente cambiata. Sono avvolta dal silenzio più totale, tanto da riuscire a sentire il mio cuore, che sotto sforzo ha accelerato i battiti.
Appena prima del Col di Nana trovo neve fresca! Qui devo prestare un pochino più di attenzione a dove metto i piedi ma ancora non sono necessari ramponcini o similari.
Raggiungo il Col di Nana, contraddistinto da un crocevia di sentieri: 3 A che conduce alla Becca di Nana (3.003 mt), il 3C che conduce alla Becca Trecarè (3.032 mt) e l’alta Via n.1 che sarà quella che mi porterà al Rifugio Grand Tournalin e volendo prosegue verso Saint Jacques.
Trovo un angolino al sole e riparato ideale per consumare il mio pranzo al sacco prima di proseguire.
Percorro un lungo traversone a mezza costa molto più piacevole di quello fatto per raggiungere il Col di Nana perché al sole.
L’alta via n.1 interseca una poderale che in genere usano quelli che salgono al rifugio in bicicletta e che collega i vari alpeggi del Vallone di Nana.
Dal Rifugio Grand Tournalin si possono raggiungere i Laghetti Croce (30 minuti), il Lago Verde (1 h 30 minuti), il Monte Croce (1 h 30 minuti). Se questa mattina fossi partita prima avrei potuto inserire un extra ma essendo già le 16,30 è tempo di chiudere l’anello.
L’app maps.me mi segnala un laghetto nei pressi nel Rifugio. In corrispondenza dell’Alta Via n. 1 che scende verso il vallone, trovo un sentierino sulla mia sinistra. Non ci sono indicazioni ma è ben evidente.
Sicuramente è uno scorcio che dà più soddisfazione in primavera quando la capacità del Lago è maggiore ma è stato comunque una deviazione breve e che valeva la pena.
Torno sui miei passi fino a raggiungere nuovamente l’Alta Via n1 e scendere nel Vallone che nel frattempo è entrato completamente in ombra.
Passo per l’Alpe Tournalin Inferiore. Bellissimo il contrasto cromatico che creano i larici.
Qui trovo un bivio: 1, 4 e 4A. Entrambe le direzioni vanno bene. Il sentiero alto porta all’Alpe Inferiore di Nana, io preferisco il sentiero che scende verso il torrente.
Attraverso un ponticello, spostandomi alla destra orografica del Torrente di Nana e proseguo per il sentiero ben tracciato ma in alcuni punti ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio. A giudicare dal velo di brina che ricopre i cespugli più bassi questo vallone deve rimanere prevalentemente in ombra in questo periodo dell’anno e la presenza del torrente ne aumenta l’umidità.
Costeggio il torrente fino ad imboccare il sentiero 3 F sulla mia destra che mi condurrà al Lago Lochien. Si torna a salire.
Poco prima di arrivare al lago trovo un punto panoramico che si affaccia su Champoluc e San Jacques; una breve sosta è d’obbligo.
Raggiungo il Lago alle ore 18,00. Ora, definirlo lago è sicuramente esagerato. È più uno stagno ma sorge in una posizione invidiabile, un vero e proprio balcone naturale sulla catena del Monte Rosa che si riflette nelle sue acque, per quanto basse siano.
Dal Lago sempre seguendo il sentiero 3F faccio ritorno a Mandrou. È sempre ben tracciato e non c’è possibilità di errore. Più o meno all’altezza della Tsavana, appena il sentiero esce dal bosco, intercetto una poderale. Girando a destra si raggiunge appunto la Tsavana, io proseguo diritto, seguendo il sentiero che prosegue sempre per il bosco, per poi collegarmi nuovamente al sentiero utilizzato questa mattina per salire.
In questo ultimo tratto non ho fatto foto perché la luce è ormai davvero scarsa.
Raggiungo l’auto che sono già le 19,00. Ho impiegato 7 ore per l’intero anello, tra soste fotografiche e una breve pausa pranzo, per un totale 17 km. Sono le ultime cartucce che mi posso permettere di sparare prima del cambio orario, dopo di chè dovrò limitarmi a giri molto più brevi.
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