WAHIBA SANDS, La meraviglia del deserto in Oman
- Aprile 21, 2018
- by
- Maria Paola Salvanelli
C’è fermento tra il gruppo, alla partenza eravamo addirittura tutti in anticipo rispetto all’orario prestabilito. Oggi si va nel deserto di WAHIBA SANDS, chiamato anche Sharqiya Sands, ovvero “sabbie della Regione di Sharqiya”. A grandi linee il programma prevede il crossing in 4×4 del deserto (crossing fa più figo di traversata, no?), pranzo in una tenda beduina con possibilità di escursione a cammello e di nuovo crossing sulle dune fino al nostro campo tendato mobile, dove passeremo la notte. Chi per un motivo, chi per un altro questo è decisamente il momento più atteso di tutta la vacanza. Lasciamo Nizwa carichi di aspettative e saliamo sul pullman che ci porterà ai margini del deserto dove cambieremo mezzo salendo su robuste jeep che ci scorrazzeranno fino alla fine della vacanza.
Ci avrebbe dovuto attendere solo 1 ora e mezza di strada ed i nostri animi già eccitati per la giornata che ci attende si incendiano ancora di più quando capiamo che l’autista sbaglia strada e non una ma ben due volte e ad un certo punto non ha la più pallida idea di dove sia finito. La nostra guida è talmente arrabbiata che nessuno osa più proferire una parola, tanto meno chiedere quanto manca all’arrivo. Nel pullman cala il silenzio fatta eccezione per la voce robotica del navigatore che la nostra guida, esasperata, è costretta ad avviare. Verremmo a sapere solo in seguito che l’autista nel vano tentativo di imboccare una scorciatoia ha totalmente sbagliato direzione e se le sue intenzioni potevano essere buone, anziché in anticipo siamo arrivati inesorabilmente in ritardo. Per fortuna il programma ha risentito solo molto marginalmente di questo inconveniente e nonostante queste cose generalmente mi mandino in bestia di fronte alla bellezza scombussolante dei driver delle jeep ogni piccolo malumore si è dissolto nel nulla. Come si suole dire, anche l’occhio ogni tanto vuole la sua parte!
Prima di entrare nel deserto ci fermiamo da un gommista per diminuire la pressione dei pneumatici, è molto importante avere le gomme più sgonfie del normale per evitare di rimanere incagliati sulla prima duna. Guidare nella sabbia può sembrare a prima vista una sciocchezza ma non sottovalutate la questione. Per certi versi è un come guidare sulla neve fresca, bisogna avere una certa dimestichezza e per i neofiti non è così semplice come si possa immaginare. A dimostrazione di quanto vi sto dicendo, dopo 10 minuti dalla partenza, incontriamo una jeep guidata da due ragazze incagliata su di una duna. Tra l’altro ci siamo accorti per caso che stavano sventolando una maglietta rossa in segno di aiuto. Uno dei nostri driver è prontamente accorso il loro soccorso e con due manovra è riuscito a riportare la jeep sul sentiero principale battuto. Il mio consiglio? Per quanto la tentazione di guidare in libertà e sentirvi dei piccoli Indiana Jones sia forte, desistete e organizzate questa escursione con driver professionisti. Anche questa estate in Namibia ho assistito ad innumerevoli scene come questa e secondo me è meglio non sfidare troppo la sorte.
Come da programma ci fermiamo a consumare il nostro pranzo in una tenda beduina. I beduini, sono persone umili e generose, disinteressate agli affari della città. Peccato non avere più tempo per entrare maggiormente in contatto con il popolo del deserto.
Allo stesso modo, a causa del ritardo con cui siamo partiti, non ci sarà il tempo, per chi era interessato, di fare l’escursione sul cammello che ci accontentiamo di fotografare nel recinto dove riposano. Poco male, personalmente non vedo l’ora di rimontare sulla jeep.
Di cammelli ne incontreremo tanti mano a mano che ci addentriamo nel deserto, vagano liberi con la loro andatura lenta e posata sulle dune assolate, una presenza silenziosa ma tremendamente suggestiva. È grazie ai numerosi cespugli d’erba e pozzi d’acqua che questi animali possono sopravvivere in un ambiente cosi ostile.
Ora ci aspettano ben 4 ore di crossing non stop. Il deserto di Wahiba, che prende il nome dalla tribù che da secoli vive in questi luoghi, ha un ampiezza di svariate centinaia di kilometri, uno spazio immenso dove non si incontra davvero nulla se non sabbia, ma lo scenario in cui ci ritroviamo immersi è indimenticabile. Un territorio sconfinato caratterizzato da dune rosse costantemente modellate dal vento. Le più alte possono raggiungere i 100 metri di altezza.
Siamo una carovana di 5 jeep che si rincorrono alzando nuvole di sabbia. I nostri driver sono ragazzi molto giovani ma esperti, si vede che hanno una guida sicura e sanno il fatto loro anche quando decidono di surfare sulle dune più alte ad una velocità adrenalinica. Ti teniamo stretti alle maniglie della jeep per evitare di sbattere la testa durante i frequenti salti, anche se qualche botta la prendiamo ugualmente! All’interno dell’abitacolo si alzano urla miste a paura e gioia e in base ai decibel raggiunti il nostro driver si tara per la prossima manovra!
Sono talmente assorta nel paesaggio: sabbia color ocra a perdita d’occhio, i solchi delle jeep lasciati sulle dune ed il vento subito pronto a cancellare le tracce del nostro passaggio. Quasi non mi accorgo del tempo che passa. Avvicinandoci al mare le dune cambiano forma e colore. Il sole sta lentamente calando di intensità, il nostro camp è ormai vicino. Ci fermiamo su alcune dune più alte da dove intravediamo il mare. Mi lascerei scappare un WOW di meraviglia se non fosse che si è alzato un vento tremendo e aprire la bocca significherebbe inghiottire manciate di sabbia. Ho sfilato un secondo gli occhiali per fare una foto e sono rimasta quasi cieca. La sabbia è davvero infida e si infila ovunque, e come già mi era successo in Namibia me la ritroverò anche a casa.
Arriviamo al MAGIC CAMP sul calar del sole e mai nome fu più azzeccato, è un luogo davvero magico. Il Magic Camp a Qihad è un’esclusiva della Mistral e il fiore all’occhiello di questo tour. Le tende sono dotate di un comodo letto, un tavolino, lampade arabeggianti e candele. L’essenziale ma tutto quello di cui avrete bisogno. Il camp, essendo un campo tendato mobile non è dotato né di luce ne di elettricità e per una sera saremo totalmente sconnessi dal mondo intero. I bagni, uno in comune ogni due tende, sono delle sorti di cabine a cielo aperto. Non mi era mai capitato di farmi la doccia sotto una volta di stelle e anche se bisogna rinunciare all’acqua calda e al getto d’acqua scrosciante, l’ho trovata un esperienza impagabile.
La cena si svolge alla luce delle candele sotto un tendone più grande, lo spazio comune del camp, e forse perché suggestionata dall’atmosfera del momento mi è sembrata la più buona di tutta la vacanza.
Dopo cena ci siamo seduti attorno al fuoco mentre i ragazzi beduini che gestiscono il camp ci hanno intrattenuto con musiche tipiche, ma da buoni italiani caciaroni abbiamo voluto anche noi dare il nostro contributo canoro e devo dire che si siamo difesi bene. È uno dei momenti della vacanza che ricorderò con più nostalgia.
Ero già stata nel deserto ma non vedevo l’ora di tornarci. La traversata di 4 ore è stata pazzesca, non solo un viaggio fisico ma anche mentale. Il deserto è un ambiente misterioso, inospitale ma seducente e suggestivo lo stesso tempo, una dimensione così lontana da quanto siamo abituati a vedere.
Il Wahiba Sands è facilmente accessibile anche con escursioni giornaliere ma l’esperienza di trascorrere una notte sotto la volte celeste è impagabile. In alternativa, per chi non volesse rinunciare ad ogni genere di comfort, esistono diversi campi tendati fissi con bagni privati, come il Desert Camp, Thousand (100) Nights, etc.. ma io credo che sia una questione più che altro mentale. Se anche per una notte rinunciate a qualche piccola comodità, verrete ampiamente ripagati dalle bellezze di madre natura e anche i più scettici a conti fatti forse sarebbero pronti a trascorrerci anche una seconda notte.
Dormo cullata del rumore delle onde e l’indomani svegliandomi con le prime luci dell’alba decido, prima di colazione, di andare a passeggiare sulle spiaggia. Stanno ancora tutti dormendo, c’è un silenzio e una calma surreale. Affondo i piedi nella sabbia, che è ancora fredda ma non troppo. Conserva in sé il ricordo della notte che sta svanendo, lasciando il posto ad un nuovo giorno. Di fronte a me l’oceano con le sue onde che si infrangono a riva. Se volgo lo sguardo dietro di me vedo dune a non finire, dune che si accendono e cambiando repentinamente colore mano a mano che il sole si alza. Mi sento microscopica di fronte a questa vastità. Sono numerosissime la tracce degli animali che durante la notte hanno transitato in questa zona, a testimonianza che il deserto non è poi cosi disabitato come erroneamente si è indotti a pensare: volpi, gatti selvatici e altre microscopiche impronte lasciate da chissà quale pennuto. Sono solo le 8,00 ma fa già un caldo pazzesco se non fosse per il gradito vento che mi regala l’oceano.
Trascorriamo la mattinata in questo piccolo angolo di paradiso, che da solo vi assicuro vale in viaggio fino a quando la nostra guida ci raduna per la partenza. Un momento in genere accolto con entusiasmo perché tutti vogliosi di scoprire la tappa successiva ma questa volta è diverso, vedo gli sguardi di tutto il gruppo velati di tristezza e malinconia e capisco che di fronte al fascino del deserto siamo tutti indifesi ed è una sensazione che almeno una volta nella vita bisognerebbe avere la possibilità di provare sulla propria pelle perché per quanto mi sforzi non potrò mai trasmettervi a parole quello che si prova di fronte a tale immensità.
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