Oman, la terra del Sultano – un equilibrio tra modernità e tradizione
- Marzo 18, 2018
- by
- Maria Paola Salvanelli
Inutile che vi ripeta quanto ami organizzare in autonomia i miei viaggi, il mio blog parla per me. Alle volte però bisogna accettare piccoli compromessi e il mio ultimo viaggio è stata proprio una di queste volte. Destinazione: OMAN!
Se vi dico che la meta prescelta iniziale era Maderia capiterete quando lontano era l’Oman dai miei pensieri. A Madeira sarei andata per dedicarmi ad una settimana di puro e sano trekking. Poi per una bizzarra concatenazione di eventi mi sono ritrovata in agenzia viaggi a prenotare un tour organizzato di una settimana nella Terra del Sultano. La mia compagna di viaggio a questo giro sarebbe stata la mamma, da qui la scelta di affidarci ad un tour organizzato, anche se il paese si presta benissimo anche a turisti fai da te. Avevo già sentito parlare dell’Oman ma non avevo mai approfondito l’argomento, associando erroneamente questo paese ai vicini Emirati Arabi, un tripudio di mall e hotel extra lusso, non esattamente il mio target di vacanza ideale e niente di più lontano a quello che ho trovato in Oman.
L’Oman è una meta ancora poco conosciuta, che si sta timidamente aprendo al turismo, una terra per certi aspetti incontaminata e proprio per questo vi suggerisco di visitarla prima che venga presta d’assalto da frotte di cinesi e giapponesi.
Per il momento il paese ha aperto le sue porte principalmente all’Europa ma non passeranno troppi anni prima che venga sponsorizzata dalle agenzie di viaggio di tutto il mondo, con il rischio che vada perdendo quella autenticità che ancora lo contraddistingue e lo rende unico all’interno della Penisola Araba.
Vediamo subito qualche informazione di carattere pratico per chi volesse organizzare un viaggio in Oman.
Forse vi starete chiedendo, ma dov’è questo Oman?
L’Oman, o più propriamente Sultanato dell’Oman, è un paese della Penisola Araba con capitale Muscat ( si pronuncia Mascat) caratterizzato da un territorio prevalentemente desertico, con oasi che sorgono sui letti dei fiumi e un lunghissimo tratto di costa bagnata da due diversi mari: il mar Arabico e il golfo di Oman.
Ha una superficie grande più o meno come Italia, di cui 82 % è occupato dal deserto, il 15% dalle montagne e il restante 3% dalle pianure.
Confina a nord-ovest con gli Emirati Arabi, ad ovest con l’Arabia Saudita e a sud-ovest con lo Yemen.
Geograficamente ha una posizione strategica, su una delle rotte marittime più importanti di tutto il mondo già dai tempi antichi. L’Oman controlla inoltre lo stretto di Hormuz, che collega Golfo di Oman con il Golfo Persico, di grande importanza economica per commercio del petrolio. Un tempo questa zona era spesso preda di pirati, oggi è tutto regolato da severi accordi commerciali stipulati tra l’Oman e l’Iran.
L’economia ruota attorno al petrolio che rappresenta l’84% delle entrate statali ma il paese ha scelto di non sfruttare tutti i giacimenti presenti e diversificare l’economia, da qui la strategia di sviluppare un piano per incrementare il turismo, in particolare quello italiano. Ed io ne sono ben felice! Pensate che tutti i driver che ho conosciuto durante il mio viaggio, ragazzi per altro molto giovani, hanno in programma di passare l’estate in Italia proprio per imparare la nostra lingua.
L’Oman è una monarchia assoluta governata dal Sultano Qaboos (che si pronuncia Kabus), un monarca illuminato che governa dal 1970 ed ha fatto per il proprio popolo cose incredibili. Il vecchio sultano, il padre di Qaboos era un despota, molto all’antica e conservatore. Qaboos, dopo aver studiato in Inghilterra, è tornato in patria e con un colpo di stato pacifico è subentrato al governo del padre, promuovendo una politica di modernizzazione e tolleranza che ha portato l’Oman ad avere uno dei tassi di sviluppo più alti di tutto il mondo. Pensate che in Oman la sanità è gratuita, così come l’istruzione e ai più meritevoli viene pagata anche l’Università. Al compimento dei 20 anni, gli uomini sono omaggiati di un terreno di 500 mq su cui costruire la propria casa senza dimenticare che si può richiedere un aiuto in denaro al sultano in qualsiasi momento. Il popolo omanita non paga nemmeno le tasse!
Va dà se che in Oman non esistono poveri o criminali.
Tutto il paese e, Muscat in particolare, è disseminata di ritratti di questo uomo eccezionale. L’effige del Sultano è presente anche sulle banconote.
Il Sultano è molto amato e rispettato e nonostante il suo orientamento di apertura è molto severo, moderno ma conservatore al tempo stesso. Il suo motto è progredire senza dimenticare le proprie radici e tradizioni. Ad esempio è vietato costruire palazzi più alti di 7 piani per rispettare la natura e il paesaggio; non troverete la selva di grattacieli che caratterizzano città come Dubai o Abu Dabhi. Vige un piano regolatore a tutela della tradizione, le case sono basse, bianche e in particolare nella capitale sono finemente decorate.
E’ vietato suonare il clacson e se si passa con il rosso si rischia di passare una notte in prigione! Addirittura si rischia una multa se la propria macchina risultasse essere troppo sporca. Non sorprendetevi quindi alla vista degli enormi SUV bianchi dai vetri oscurati e sempre tirati a lucido che frecciano in città. Io ad esempio, che lavo la macchina si e no una volta all’anno, sarei spacciata.
C’è da dire che il sultano Qaboos ha ormai 70 anni, non è sposato e non ha eredi e, quando l’anno scorso è stato ricoverato in Germania per un lungo periodo per curarsi, il paese ha attraversato un momento di grande incertezza. Ho cercato di fare domande alla guida circa il possibile futuro del paese ma mi ha risposto che è meglio non parlare di politica pubblicamente. Credo piuttosto sia una ammirevole forma di rispetto nei confronti del proprio sultano.
In Oman vivono circa 4,5 milioni di abitanti di cui 2,5 milioni sono immigrati provenienti dal vicino Pakistan, Bangladesh e India e costituiscono la manodopera del paese. Gli omaniti infatti sono principalmente militari, dipendenti statali o tassisti, un lavoro quest’ultimo molto diffuso anche come secondo impiego, essendo una professione vietata agli immigrati.
A differenza di altri paesi islamici è un paese che sta investendo anche sulle donne. Qui una donna può lavorare, guidare un’auto e fare tutto ciò che potrebbe fare una occidentale. Possono ricoprire anche ruoli ministeriali.
Qual è il periodo migliore per visitare l’Oman?
Sicuramente da Novembre a Marzo è il periodo più indicato. Aprile – Maggio inizia ad essere già molto caldo e la nostra estate diventa OFF LIMITS per noi europei, non abituati alle temperature che toccano punte di 50 gradi all’ombra! Io sono stata ad inizio Marzo, partita dall’Italia sotto ad una bufera di neve e i 30 gradi che mi hanno accolto in certi momenti erano quasi eccessivi. Questo vale per la zona di Muscat, nel Nord del paese. Il Sud, la zona di Salalah, famosa per il mare e le vacanze a tutto relax, è molto più ventilata e potrebbe essere visitabile anche nella nostra estate ma sappiate che coincide con il periodo delle piogge. Se volete visitate il Sud mi hanno detto che il periodo migliore va da Settembre ad Ottobre, al termine della stagione delle piogge, quando tutto è di un verde lussureggiante. Ovviamente anche per il Sud il periodo da Novembre a Marzo è perfetto, sarà meno verde ma sicuramente più secco.
Tenete conto che se la vostra vacanza coincide con il periodo di Ramadan alcuni esercizi durante il giorno potrebbero risultare chiusi. Il Ramadan ha inizio il 9 mese del calendario lunare e cambia di anno in anno, anticipando di 10 giorni. Quest’anno ha inizio il 17 Maggio ( l’anno prossimo sarò il 10 Maggio e cosi via). Per i musulmani è il mese della purificazione, in cui si digiuna dall’alba al tramonto. Controllate quando cade prima di organizzare il vostro viaggio e se vi posso dare un consiglio evitate questo periodo.
Sicurezza
L’ Oman è uno dei paesi più pacifici al mondo nonostante in tutta la zona limitrofa ci siano guerre interne e tensioni religiose, basti pensare alla Siria, allo Yemen e all’Iraq. L’Oman è un paese musulmano ma grazie al loro spirito non estremista è una meta al momento super sicura. L’ Oman è infatti l’unico paese al mondo in cui i fedeli seguono l’ibadismo, una corrente religiosa aperta al dialogo e neutrale al conflitto tra sunniti e sciiti.
Documenti
E’ necessario unicamente il passaporto con una validità residua di almeno 6 mesi. Il visto turistico si acquista direttamente all’arrivo. Armatevi di pazienza perché noi abbiamo fatto molta coda e da quanto mi ha detto è la prassi. Una volta scesi dal aereo, prima ancora di ritirare i bagagli, vi imbatterete in due sportelli dello stock exchange. Li potete, oltre cambiare i soldi, acquistare il visto da esibire al controllo passaporti (20 RIYAL, circa € 48 a persona, tenuto conto del tasso di cambio che mi hanno applicato). Questa è la procedura in vigore fino al Marzo 2018, tra una settimana inaugura il nuovo Aeroporto Internazionale di Muscat e forse la presenza di più sportelli porterà ad un più rapido disbrigo delle formalità doganali.
Vaccini
Nessuno vaccino è necessario, addirittura su tutte le guide ho letto che si potrebbe tranquillamente bere l’acqua del rubinetto. Non ho voluto sfidare eccessivamente la sorte ma l’ho tranquillamente usata per lavarmi i denti, a differenza di altri posti dove preferisco usare quello in bottiglia.
Fuso
Il fuso è solo di tre ore, una goduria! Una differenza così minima non si accusa nè all’andata nè al ritorno.
Volo
Noi abbiamo volato con la Oman Air, un’ottima compagnia, offre voli diretti che partono da Malpensa in serata e in 6 ore e mezza arrivano a Muscat. In alternativa, se avete voglia di fare scalo l’offerta si amplia. Ethiopian, Turkish, Egypt… personalmente ho preferito partire da Malpensa, un aeroporto non comodissimo per noi di Parma ed evitarmi inutili ore di attesa tra un volo e l’altro ma è una scelta personale. In gruppo con me molto persone hanno volato con le altre compagnie.
Abbigliamento
Gli omaniti li riconoscete subito dalla immacolata tunica bianca lunga fino ai piedi, sempre ben stirata e senza macchie, il dishdasha. Mi sto ancora domandando come fanno a non sporcarsi, nonostante la sabbia e la polvere che aleggia nell’aria. Capita di vedere anche qualche variante color nocciola, nero o blu ma il bianco è in assoluto quello che va per la maggiore. Dopo aver visto sfilare con disinvoltura ed eleganza i primi uomini intunicati vi verrà spontaneo chiedervi cosa portano sotta la tunica. In genere indossano una sorta di pareo, semplicemente annodato alla vita. All’altezza del colletto scende una specie di pom pom di fili, il furakha, spesso imbevuto nel profumo, una vera ossessione per gli omaniti, non ho mai conosciuto persone cosi profumate. Dopo tutto è qui che è nato l’incenso e il profumo più caro del mondo, ma ne parleremo più avanti. La testa è poi coperta dal tipico copricapo con ricami di diversi colori. Il colore del kummah, questo il nome del copricapo, non ha un significato particolare, dipende puramente dal gusto di chi lo indossa.
In alternativa al kummah, gli omaniti possono portare il mussar, una stoffa dal taglio quadrato sistemata come turbante. Hanno quasi tutti un filo di barba, curata in mille modi diversi. Il risultato è che l’uomo omanita può risultare tremendamente elegante e sexy, peccato che i belli, che sanno di esserlo, non si lascino fotografare tanto facilmente. Quindi durante il vostro viaggio in Oman preparatevi a capitolare di fronte al fascino dell’uomo omanita in più di una occasione.
Qui sono con il mio amico Abdil e nonostante fossi occidentale, bianca e “svelata” ci ha tenuto farsi una foto ricordo con me, una con mia mamma ed assicurarsi che il nostro viaggio stesse procedendo bene e che gli omaniti ci avessero accolto con le dovute maniere. Come dicevo i belli non si lasciano fotografare ma i simpatici si e si divertono pure.
Leggermente diversa la situazione per le donne. Solitamente portano un vestito nero lungo fino alle caviglie l’abaya, dalle maniche che arrivano fino ai polsi, hanno il capo e i capelli coperti e spesso anche il velo davanti al viso. È un aspetto molto importante da ricordare quando si progetta un viaggio in Oman per non urtare la sensibilità della popolazione locale. Nel sultanato non vige nessun regolamento che imponga alle donne come vestirsi ma è bene evitare un abbigliamento troppo succinto e certi abiti, per noi del tutto normali, non sono visti di buon occhio. Coprite capo e braccia quando siete nelle mosche e quando girare per strada evitante shorts, canottiere e abiti troppo scollati.
Nelle spiagge pubbliche e frequentate da locali sono da evitare il bikini e gli slip olimpionici per gli uomini. Certe regole possono sembrare assurde agli occhi di noi occidentali ma vedrete che la popolazione vi sarà grata per queste accortezze.
Cambio
Se come me state partecipando ad un tour organizzato non avrete nessuna spesa extra ma è sempre bene avere qualche spicciolo per l’acquisto di ricordini e souvenir vari. In molti negozi accettano anche l’euro ma è sicuramente più conveniente pagare in valuta locale. Io ho cambiato un pò di contanti al mio arrivo in aeroporto ma con il senno di poi ho scoperto che il cambio non era proprio vantaggioso (1 RIYAL per 2,4€). Conviene cambiare presso i numerosi sportelli degli uffici di cambio nei malls, in genere sono ubicati di fianco all’ingresso dei supermercati.
Adattatore di corrente
Va bene quello inglese a 3 uscite. Fondamentale per mettere in carica la batteria della macchina fotografica. In alcuni Hotel c’erano prese anche europee ma almeno un adattatore conviene portarlo.
Cucina
L’Oman è una terra dove convivono diverse nazionalità e l’immigrazione massiccia da parte di Indiani e Pakistani ne ha necessariamente influenzato le abitudini alimentari.
La cucina tradizionale omanita ruota attorno ad un piatto principale, molto buono e saporito: il riso biryani. Come accennavo, non ci sono dubbi sulla discendenza indiana del il riso biryani.
Il riso biryani, bianco o aromatizzato allo zafferano, viene servito su di un grande piatto e la ricetta base prevede che venga condito con cipolla, spezie e frutta secca. Poi ci sono diverse versioni accompagnate con pollo, agnello e pesce. Il riso biryani è onnipresente in tutti i ristoranti, dai quelli più grandi ai piccoli coffe shop dove è tradizione stare seduti per terra su un tappeto mangiando con le mani e condividendo il cibo servito su grandi piatti posti in mezzo al cerchio.
Benchè il clima sia torrido trovate una ampia varietà di zuppe, con verdure, lenticchie, pollo e agnello e visto che nei ristoranti l’aria condizionata è sempre sparata altissima tutto sommato non sono cosi fuori luogo. Io poi adoro le zuppe.
Un altro piatto tipico è lo shuwa, un piatto legato alla tradizione religiosa, in genere si cucina per celebrare la fine del Ramadan. La carne di agnello marinata con peperoni, spezie ed erbe aromatiche e poi avvolta in sacchetti di foglie di banana e cotta in particolari forni per due giorni.
Nonostante le spezie, la cucina omanita non è piccante come quella asiatica e le spezie non sono cosi invadenti come nella cucina indiana. Palato e stomaco ringraziano.
Immancabile in ogni pranzo l’ humus, una salsa di ceci o altri legumi condita con olio di oliva, succo di limone e sale. Ogni ristorante ha la sua ricetta, quindi ogni volta vi sembrerà di mangiare qualcosa di diverso. E per assicurarsi di non lasciarne nel piatto ci si aiuta a fare “scarpetta” con il khubz, il pane azzimo tipico dei paesi arabi, cotto tradizionalmente in forni d’argilla. In genere si prepara senza lievito, cosi possiamo mangiarne in grandi quantità senza il timore che si gonfi la pancia.
Oltre a pollo e agnello, in Oman potrete gustare pesce di altissima qualità: tonno, pesce vela, amur, pesce spada, squalo, gamberi e aragoste sono quelli più comuni. Di pesce ne ho fato davvero indigestione ma era tanto che non mi capitava di assaggiare pesce cosi buono e cucinato in modo cosi semplice.
Ma il simbolo dell’Oman sono sicuramente i datteri, solitamente accompagnati dal tipico caffè. I datteri sono un elemento base della cucina omanita. Si stima ci siano quasi 8 milioni di palme da dattero all’interno del paese, potete dunque facilmente immaginare che di datteri ne crescono davvero tantissimi, diversi per gusto, dimensione e colore.
Sono inoltre un ottima fonte di proteine, vitamine e sali minerali. Se vi perdete nel deserto e avete con voi acqua e datteri state sicuri che non morirete certo di stenti. Però meglio gustarli seduti al fresco con un buon caffè omanita (kahwa), un caffè molto forte aromatizzato con spezie come il cardamomo e chiodi di garofano. Solitamente viene servito in piccole tazzine senza manici e viene offerto entrando nella hall di alberghi o luoghi pubblici. È un rituale molto importante, emblema della tipica ospitalità omanita.
Spesso assieme a caffè e datteri si trova anche l’ halwa, un dolce classico dolce a base di semola, zucchero, acqua di rose e un tipico burro indiano, il tutto aromatizzato con cardamomo e mandorle poi bollito. Lo trovate sia nei souq che nei ristoranti.
L’alcol è proibito dalla religione anche se gli stranieri possono trovare qualcosa nei grandi hotel che hanno la licenza. E per quanto una birretta fresca a fine giornata sia piacevole mi sono attenuta all’etichetta consumando litri di lemon mint tea, tea limone e menta, buonissimo e molto dissetante. Non mancano poi spremute di frutta fresca che sono una vera delizia. Anche la carne di maiale è proibita e non vi dico la mai faccia quando a colazione mi sono trovata salame di pollo e bacon di tacchino, ma c’erano sempre tante altre cose buone che non ne ho sentito la mancanza.
All’interno dei centri commerciali, dove la popolazione omanita si rifugia nei mesi più caldi quando diventa impossibile stare in strada, trovate le solite catene e fast food, ma personalmente odio i centri commerciali e ancora di più i fast food, quindi posso solo dirvi che li ho visti ma non li ho testati.
A Muscat trovate tanti i ristoranti turchi e libanesi e indiani, nei piccoli centri invece bisogna un po’ di più adattarsi ma non rimarrete delusi. Pensate che spesso l’Hotel la mattina ci preparava un packed lunch perché all’interno del paese sono pochissimi i ristoranti in grado di accogliere comitive numerose come possono essere quelle dei tour organizzati. Questo la dice lunga su quanto questa terra sia ancora autentica e genuina.
Persone
Gli omaniti sono persone riservate ma calorose e ospitali allo stesso tempo. Un popolo che ama la propria terra e le loro tradizioni. Nonostante il turismo sia destinato a crescere velocemente mi auguro riescano a mantenere questo loro atteggiamento per lungo tempo affinchè i visitatori possano trovare quell’ambiente genuino che tanto mi ha colpito ed ho amato.
Di contro posso affermare che la separazione dei sessi in Oman è estrema, in certi mercati addirittura l’assenza delle donna è totale, in altri solo le donne possono accedervi. Le occhiate che rivolgono a noi occidentali non passano inosservate, soprattutto da parte di donne ma voi non preoccupatevi, ci guardano con lo stesso stupore con cui noi guardiamo loro. Ricordatevi che è un paese che da poco si è aperto al turismo, certe abitudini devono essere ancora digerite.
Nelle Moschee gli ingressi e gli spazi di preghiera sono separati mentre per strada uomini e donne non si scambiano effusioni ma non è raro vedere uomini che passeggiano mano nella mano o che si salutano strofinando i reciproci nasi. Un gesto molto buffo e tipico omanita.
È una cultura molto diversa dalla nostra e per quanto possiamo essere in disaccordo con certe tradizioni, impariamo ad osservare senza giudicare. A fine vacanza potremmo sorprenderci a pensarla diversamente da quando siamo arrivati.
Cosa vedere
Una natura incontaminata, un paesaggio arido dove per chilometri e chilometri non si incontra nessuno se non qualche pacifico cammello e capretta, micro paesini che spuntano all’improvviso in mezzo a verdi palmeti, i wadi, le sorgenti di acque calda che sgorgano dalle montagne, i Souk straripanti di ogni meraviglia e i mercati più tradizionali dove si può ancora assistere alle aste di pesce e bestiame. Scogliere che precipitano nel blu intenso del mare, il deserto con le sue altissime dune color albicocca, i forti dalle torri merlate, insomma il fascino dell’oriente assieme a tutte le comodità del mondo moderno. L’Oman vi abbaglierà e tornerete a casa con il groppo alla gola, speranzosi di tornare presto a scoprirne altri angoli nascosti.
Quanto tempo
Il tour classico attorno a Muscat richiede una decina di giorni, aggiungete una settimana se volete scoprire anche il Sud e concedervi un pò di relax al mare. Il nostro itinerario ha occupato una sola settimana.
Da Muscat siamo andati alla scoperta delle meraviglie naturali dell’Oman: dall’antica capitale Niwza, all’ascesa in 4×4 della Jebel Shams, la montagna più alta dell’Oman con il suo suggestivo Grand Canyon. Abbiamo attraversato il deserto da Wahiba a Qihad con le sue alte dune di sabbia pernottando una notte in un campo tendato. Ci siamo spostati a Ras Al Hadd per assistere alla cova delle enormi tartarughe nella riserva naturale ed infine abbiamo visitato Sur ed i suoi tradizionali cantieri navali, per poi fare ritorno nella capitale.
Ecco a grandi linee le tappe principali, di cui vi parlerò in maniere a più approfondita nei prossimi post.
A caldo la tappa che mi è piaciuta di più in assoluto e che anche da sola valeva il viaggio è sicuramente il deserto.
L’Oman è stato un crescendo di emozioni che giorno dopo giorni mi ha letteralmente mandato in visibilio per un paese che non era nemmeno nella mia wishing list. Lo reputavo indubbiamente un paese interessante ma non avrei mai immaginato che mi avrebbe emozionata al punto di non veder l’ora di tornare.
Come dicevo in apertura quando si sceglie un tour organizzato bisogna scendere a compromessi. La comodità di trovare tutto pronto e non dover pensare a niente di fronte alla frustrazione di volersi fermare più tempo in un posto e dover invece correre dietro alla guida che ti urla di allungare il passo, perché siete in ritardo rispetto al programma. Per me che amo fare foto ed ho miei tempi “tecnici” i ritmi concitati di un tour di gruppo non sono esattamente l’ideale e in più di una occasione mi sono sentita “ingabbiata” ma nonostante tutto ho amato profondamente questa terra e vi confesso che sono partita programmando seriamente il mio ritorno!
L’Oman non regala paesaggi da cartolina ma con la sua semplicità ti conquista lentamente.
E’ una di quelle mete che ti ammalia e ti lascia una profonda malinconia e una volta a casa i ricordi del viaggio rimbalzano nella mente più vividi che mai, impossibile non pensare seriamente di tornare. L’ Oman poi offre tantissime opportunità di trekking, che a questo giro per ovvie ragioni non ho potuto testare in prima persona ma ho preso i giusti contatti e al prossimo giro non tralascio nulla!
Ma concentriamoci sul viaggio appena concluso, visto che è di questo che vi voglio parlare e non di quello che devo ancora fare 🙂
Seguitemi e innamoratevi anche voi di questo paese.
Per maggior informazioni potete consultare il sito ufficiale del turismo
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