PIEMONTE – mini tour EnoGastronomico nelle Langhe
- Ottobre 16, 2017
- by
- Maria Paola Salvanelli
L’autunno è in assoluto la mia stagione preferita. E proprio quando i rossi, gli ocra e tutte le sfumature più calde che vi possono venire in mente accendono le vigne dei dintorni di Alba, credo sia il momento migliore per aggirarsi tra le numerose trattorie e degustare la rinomata tradizione culinaria locale, una cucina semplice ma in grado di appagare anche i palati più esigenti grazie a materie prime di altissima qualità, sapientemente abbinate per esaltarne al meglio il sapore.
Ma quali sono i piatti principali di questa piccola zona del Piemonte a cavallo tra le province di Cuneo e Asti?
Tra gli antipasti troviamo la carne cruda di fassona rigorosamente battuta a coltello condita con olio, aglio e una lacrima di limone. L’ uovo al palèt, ovvero il semplice uovo al tegamino arricchito dal scaglie di tartufo nero. L’ insalata russa e il vitello tonnato, carne di vitello lessa, tagliata e ricoperta con una salsa ottenuta da maionese, tonno e capperi e una spruzzata di succo di limone. Tra i primi si distinguono i tajarin all’uovo, finissimi e tagliati a mano, gli anolotti del plin (cioè pizzicati) conditi con burro e salvia o con il sugo d’arrosto. Seguono poi i secondi piatti come la finanziera, il gran bollito misto, il brasato al barolo, la salsiccia di Bra, la selvaggina (con una predilezione per il cinghiale e lepre). Se avete ancora un posticino non rinunciate ai mille dolci alle nocciole e il bonèt (un budino di cioccolato, latte e amaretti) oppure in alternativa un tagliere di formaggi tipici con marmellate.
Sapori che vanno accompagnati dal giusto vino e qui avrete solo che l’imbarazzo della scelta: Barolo, Nebbiolo, Barbaresco, Dolcetto e Barbera sono solo alcuni dei vini più rinomati prodotti in queste terre.
Un pranzo nelle Langhe si trasforma in una vera e propria esperienza sensoriale e lo si ricorda per sempre. Non deve ridursi ad un pasto frettoloso, come spesso accade quando si visita un posto nuovo e si ha a disposizione poco tempo. Nelle Langhe il cibo è un culto e va gestito seriamente.
Da qui anche la scelta di un post dedicato. Vi ricordo che non sono né un somelier nè un critico gastronomico e non me ne vogliano le trattorie che non citerò, il week end è fatto solo di due giorni anche se potendo le testerei davvero una per una. Questo articolo non ha nessuno scopo pubblicitario, trattasi della mia personalissima esperienza da turista curiosa e con le papille gustative sempre sull’ attenti. Anche le foto non sono certo all’ altezza di una food blogger, per quanto ci provi e riprovi fotografare cibo non è per niente facile e alla fine la gola ha sempre il sopravvento sulla tecnica.
Spero piuttosto di fornirvi qualche spunto utile in caso vi trovaste a passare per le Langhe. Ora per riuscire a mangiare male da queste parti bisogna davvero impegnarsi, ma come dicevo in apertura ci sono periodi dell’anno più gettonati di altri, l’autunno coincide con la stagione e la fiera del tartufo di Alba e se non volete ritrovarsi a vagare da un locale all’altro sentendovi ripetere che sono al completo…pianificate! Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza dell’anno scorso e cosi a questo giro siamo partiti super organizzati, prenotando con il giusto anticipo ogni ristorante che volevamo provare.
Partiamo dal pranzo del sabato, trovandoci ad Alba la scelta è ricaduta su LA PIOLA, un locale molto carino nel cuore di Alba, si trova infatti nella bella piazza Duomo. Dispone di due sale interne e una veranda coperta all’esterno. Gli arredi sono informali ma curati e il menu esposto su di una grande lavagna che occupa un intera parete. Come nelle piole più tradizionali si mangia su tovagliette di carta ma il servizio è reso più elegante da bicchieri decorati con il nome del locale e sottopiatti coloratissimi e differenti tra di loro.
Abbiamo ordinato piatti diversi per avere modo di assaggiare più cose.
Vitello tonnato
Carne cruda di fassona con barbabietola e sugo di acciughe
Agnolotti al sugo d’arrosto
Tagliata di fassona, cardi cotti al latte, salsa all’acciuga e cavolo alla nocciola
Flan di verza con fonduta e indivia brasata
I piatti sono ispirati alla tradizione di Langa ma non manca un tocco di originalità, evidente anche nella presentazione. Personale è molto gentile ed attento e nonostante il locale fosse pieno i tempi di attesa tra una portata e l’altra sono stati perfetti! Questo è un dettaglio che spesso viene a mancare e credo non sia nemmeno facilissimo da gestire. Spesso di attendono giorni prima che venga servito l’antipasto e poi tutto viene servito con l’imbuto (come dico io) con l’intento di liberare il tavolo il prima possibile. Nulla di tutto ciò, un servizio davvero impeccabile, nonostante la fila di persone fuori da fare accomodare fosse ancora lunga.
Unica nota negativa, se proprio devo trovare qualcosa è che all’ interno i tavoli sono molto vicini l’uno all’ altro e visto il continuo via vai di commensali risulta un po’ rumoroso. Potrebbe valere la pena pranzare nella veranda, che regala una gradevole vista sulla piazza circostante.
Sicuramente non economico ma adeguato alla posizione, ai piatti e al servizio. Se proprio vogliamo essere pignoli la piola, secondo la tradizione, dovrebbe essere una locanda dove gustare piatti tipici accompagnati da un buon calice di vino in un ambiente informale ad un costo contenuto. Si perde un po’ il significato vero del nome che porta ma consapevoli di questo è un locale da provare assolutamente, non rimarrete delusi.
OSTERIA DI VEGLIO, frazione di Annunziata
Per la cena ci dirigiamo verso La Morra, risalendo la collina sulla cui sommità svetta il paese, incontrerete dopo poche curve la minuscola frazione di Annunziata l’Osteria di Veglio, gestito dal 2015 da due giovani coppie, i fratelli Cristina e Emanuel con Massimo e Katharina. Gentili, competenti e disponibili. Si vede che il loro mestiere è prima di tutto una passione e questo fa spesso la differenza. Il menù è fedele alla tradizione langarola ma include anche qualche piatto a base di pesce. Cibo davvero ottimo e presentato in modo eccellente. Si intuisce che la materia prima è di alta qualità.
Il locale è molto bello, moderno ed arioso. I tavoli, anche quelli da due sono enormi ma dislocati in modo che i commensali possano chiacchierare in pace senza disturbarsi a vicenda.
Impostato come un Osteria, si mangia ad esempio senza tovaglia anche se i tovaglioli sono di stoffa. Nella pratica è un ristorante a tutti gli effetti, un ottimo ristorante aggiungerei. Prezzi sono altini, non da osteria quindi, ma in linea con i ristoranti della zona e comunque adeguato alla qualità del cibo e del servizio. Anche qui tempi di attesa sono giusti, un dettaglio a cui in genere non presto troppa attenzione ma quando sono cosi perfetti è impossibile non farci caso.
La carta dei vini è chilometrica infatti non essendo esperti ci siamo fatti consigliare da Katahrina che ha capito al volo cosa cercavo e mi ha sapientemente indirizzato su un ….. Amo i vini fruttati ma non troppo forti, quelli che per me sanno troppo d’alcool ma forse in gergo si dice barricato.
Come Ho dichiarato in apertura non sono nè un critico gastronomico nè un sommelier anzi tendo ad ubriacarsi al primo bicchiere quindi prendete questo post solo ed esclusivamente per quello che è, ovvero le impressioni di una turista a cena nelle langhe.
Abbiamo ordinato: fiore di zucchina ripiena di salsiccia di Bra su battuta di pomodoro (in foto), fassona battuta a coltello e Parmigiano Reggiano
Tajarin tradizionali al sugo di funghi freschi ( in foto), lasagnetta gratinata con verdure autunnali guarnita di crema di zucca ed acciughe
Tiramisù e panna cotta con lamponi ( in foto), anche se il menu prevedeva i fichi caramellati che a me piacciono poco.
Essendoci stati ad ottobre e per di più alla sera non abbiamo potuto sfruttare la terrazzina da cui si gode di un panorama mozzafiato sui vigneti, ma sono certa che ci torneremo.
L’ACCIUGA NEL BOSCO, Dogliani
E siamo al pranzo della domenica. Sembra che in questo mini tour delle langhe non abbiamo fatto altro che mangiare e bere e in effetti è un po’ cosi. Io che sono sempre cosi attenta alla bilancia, nelle Langhe ho indossato i pantaloni più comodi e larghi che avevo e non mi sono fatta scrupoli. Come si suol dire, alla dieta ci pensiamo lunedì. L’Acciuga nel Bosco, non vi nascondo che è stato da subito il nome a colpirmi, e le recensioni positive lette su tripadvisor mi hanno convinto a riservare un tavolo. In realtà mi aspettavo di trovare il locale in un ameno bosco nei dintorni di Dogliani, a detta di alcuni anche un pò difficile da scovare, ma abbiamo scoperto che da settembre il ristorante si è spostato proprio nel centro di Dogliani, in Piazza Martiri della Libertà, in una location tutta nuova. Non posso quindi fare paragoni con la precedente struttura, la nuova location è sicuramente molto accogliente, la sala è caratterizzata da una moderna struttura in legno che vuole un po’ richiamare la forma stilizzata di un albero, suggerendo l’idea appunto del bosco, o almeno cosi l’ho interpretata. Il locale è piccolino, con pochi tavoli, è quindi davvero necessaria la prenotazione. I proprietari e tutto il personale sono cortesi e attenti, già dall’accoglienza ci hanno coccolato con attenzione e discrezione. Le proposte dello chef partono da una cucina tradizionale che è stata sapientemente rivisitata con accostamenti originali ed intriganti, che da subito hanno piacevolmente conquistato i nostri palati. Prendiamo ad esempio il piatto creato in onore del locale, L’acciuga nel bosco, dei tajarin al verde con acciughe fritte, semplicemente divini! Ogni piatto è curato nei minimi particolari ed è veramente un piacere per gli occhi e la gola.
Vitello tonnato cotto a bassa temperatura con uovo barzotto e salsa antica
Pralina di battuta al coltello con uovo di quaglia, nocciole e jerky croccante
L’Acciuga nel Bosco, tajarin con emulsione al bagnetto verde
Uovo con fonduta di Raschera d’Alpeggio e Tartufo nero
Tiramisù espresso
Visto che siamo a pranzo e ci aspetta un po’ di strada per rientrare ci limitiamo al vino al calice, anche se poi, a suon di rabbocchi, conveniva forse un bottiglia intera. Io ho preferito rimanere fedele al buon barbera della sera prima e mi sono limitata ad un bicchiere, Marco ha spaziato, giustamente tra Barolo e un Dolcetto, quest’ultimo tipico della zona di Dogliani. Beato lui che regge tutto senza problemi. Con il tiramisù espresso concludiamo degnamente il nostro pranzo. Un posto, direi, che non lascia spazi alle critiche perché tutto è impeccabile.