BERLINO: la città cantiere dal cuore verde
- Luglio 04, 2017
- by
- Maria Paola Salvanelli
Sono partita per Berlino senza troppo slancio.
Qualcuno me ne aveva parlato in termini entusiastici, ad altri proprio non è piaciuta e poi, c’è chi sostiene, che merita una visita ma non un ritorno. Una cosa è certa, Berlino ha un passato ingombrante, una storia imparata svogliatamente sui banchi di scuola quando i miei veri interessi si muovevano in tutt’altra direzione. È stata un’ottima occasione per approfondire anni di storia tanto tragica quanto troppo importante per averne una conoscenza sommaria. Un viaggio per conoscere il passato doloroso di una città ora totalmente proiettata al futuro.
Berlino mi era stata descritta come una città cantiere, una città in continuo divenire ed in perenne evoluzione. Sicuramente il groviglio di gru che si staglia contro il cielo è uno dei primi elementi che balzano all’ occhio ma allo stesso tempo ci si rende presto conto che nonostante i numerosi cantieri Berlino è una città estremamente silenziosa e con tantissimo verde.
Una metropoli enorme ma in cui si “respira”, in cui c’è pace per le strade e ci si sente liberi, ci si sente bene. Quella stessa libertà che per tanti anni è stata negata e per la quale la popolazione ha dovuto lottare duramente per ottenerla. Una città che non rinnega il proprio passato ma che dalle macerie dei propri errori si è rialzata ed ora può camminare a testa alta.
Nel bene e nel male Berlino è una città che non lascia indifferenti.
Visitare Berlino in 4 giorni è fattibile ma non facile, perché c’è davvero tanto da fare e da vedere.
L’efficiente rete di trasporti vi permette di spostarvi facilmente da una parte all’altra della città ma potreste impiegare anche più di mezz’ora. Il mio consiglio è valutare con attenzione quali sono le attrazioni che più vi possono interessare e dedicare ogni giorno del vostro soggiorno ad una zona specifica.
Il primo giorno del mio soggiorno berlinese è stato dedicato al MITTE, ovvero quello che può essere considerato il centro della città, anche se Berlino è talmente estesa che non esiste un vero e proprio centro nevralgico, è più appropriato parlare di quartieri, ognuno con la propria storia e caratteristiche.
Avevo sottovalutato l’uso della metro. Credevo che quella di Parigi non avesse rivali ma mi sono dovuta ricredere.
Superate le incertezze iniziali raggiungiamo il REICHSTAG, da dove avrà inizio il nostro tour a piedi che toccherà i punti di maggior interesse del MITTE.
Il Reichstag è il palazzo che ospita la sede del Parlamento tedesco dal 1999, chiamato Bundestag.
È possibile partecipare a visite guidate gratuite ma solo su prenotazione. Una tappa imperdibile a mio avviso è la famosa e affascinante cupola di vetro, costruita dall’ architetto Sir Norman Foster e raggiungibile con un ascensore. Anche per la visita della cupola vi raccomando di prenotare con largo anticipo, vi eviterete lunghe ore di coda. Potete farlo direttamente sul sito del parlamento, vi arriverà una email che dovrete stampare e presentare ai controlli nel giorno e nell’ ora selezionata. Un altro consiglio è visitarla la mattina presto o in tarda serata per evitare le grosse comitive di turisti.
Io ho prenotato una settimana prima della partenza e l’unico slot disponibile era sabato sera, giusto in tempo prima della partenza. Muovetevi per tempo! Torneremo quindi nei prossimi giorni.
A piedi raggiungiamo la PORTA DI BRANDEBURGO, distante solo 300 metri.
Munitevi di cartina per battezzare il percorso ma una volta in giro è spesso superflua, è tutto indicato alla perfezione. Quanto amo l’organizzazione tedesca.
La PORTA DI BRANDEBURGO, meglio conosciuta come Brandenburger Tor, è uno dei simboli della capitale tedesca e la visita della città non poteva che partire da qua. Durante la guerre fredda era il punto da cui iniziava il famigerato muro che divideva la città in due parti, Est ed Ovest, ma dopo la caduta del muro è diventata l’emblema della Germania unita. Oggi domina Pariser Platz, dove risiedono l’Ambasciata Americana, Britannica e quella Francese. Formata da 12 colonne in stile neoclassico che sorreggono la Quadriga, la Dea della vittoria che guida una carrozza trainata da cavalli, opera di Johann Gottfried Schadow.
Da qui, sempre a piedi, percorrendo Ebertstraße e seguendo le indicazioni stradali raggiungiamo il Denkmal für die ermordeten Juden Europas, l’impressionante Memoriale dell’Olocausto. È una vasta area grande quanto un campo de calcio nel cuor del Mitte, progettato da Peter Eisenman. Composta da più di 2.000 steli di cemento di altezze irregolari in memoria degli ebrei vittime della Shoah.
Qui riceverete il primo pugno nello stomaco. Camminando in questa sorta di labirinto, mano a mano che l’altezza degli steli aumenta verrete inevitabilmente sopraffatti da un senso di soffocamento e di grande commozione, non potrete che interrogarvi sul perchè di certe atrocità.
Le grida e gli schiamazzi dei ragazzi che si rincorrono nel labirinto e si fanno “selfi” mi fanno fastidio ma poi ripenso a quando avevo la loro età e probabilmente non avrei fatto diversamente. C’è un tempo e un luogo per ogni cosa. A placare il loro entusiasmo ci pensa la natura, sembra quasi abbia ascoltato il mio disappunto.
Improvvisamente il cielo si oscura ed inizia a piovere forte, poi a grandinare. Gli steli bagnati, sotto un cielo grigio e gonfio di pioggia acquistano un aria ancora più grave e solenne.
Per approfondire la visita e cercare qualche risposta alla mille domande che inevitabilmente vi avrà suscito il memoriale, vi invito a visitare il Museo ubicato sotto il monumento. Riceverete un altro pugno nello stomaco e molto più forte del precedente ma è da vedere.
Come ben riassumono le parole di Primo Levi che ci accolgono nella prima sala del museo.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurare anche le vostre”
L’ingresso è gratuito, il costo della audioguida è di € 4, con la Berlin Welcome Card pagherete un costo ridotto di € 2.
Mentre camminate per la città vi capiterà senz’ altro di intravedere nei marciapiedi delle targhette di ottone sulle quali sono incisi i nomi degli ebrei deportati dei campi di concentramento. Sono posizionate davanti alla porta della casa in cui abitava la vittima o nel luogo in cui venne fatta prigioniera. Un’ iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig in memoria delle vittime del nazismo. Sono dette “pietre d’inciampo“, non tanto perché ostruiranno il vostro cammino ma perché vi faranno sicuramente fermare e riflettere.
La nostra passeggiata continua verso Gerdamerplaaz, (il Mercato dei Gendarmi) la piazza più elegante di Berlino, che grazie alla presenza dei due duomi gemelli ubicati ai lati, Deutscher Dom e il Französischer Dom, richiama le tipiche piazze che siamo soliti ammirare nelle altre grandi capitali europee. Dico questo perché camminando per Berlino vi rendere ben presto conto che non possiamo applicare lo stesso metro di misura con cui valutiamo altre città, Berlino è si un museo a cielo aperto ma la bellezza di Berlino non va ricercata nei monumenti o nei palazzi, è qualcosa che va oltre, nascosta agli occhi meno attenti ma allo stesso tempo tangibile per chi avrà voglia di scoprirla a cuore aperto e senza troppi preconcetti.
Ci concediamo una breve pausa alla birreria Augustiner AM per gustare le specialità tipiche bavaresi: wurstel bolliti con senape, brezel e birra ovviamente. Una birra cosi buona e leggera come solo in Germania si può trovare.
Proseguiamo su Friedrichstraße, una lunga via di moderni palazzi e piena di negozi, tra cui è facile riconoscere i più noti brand di franchinsing e importanti firme di fama internazionale. Qui trovate anche la filiale berlinese delle Galeries Lafayette, il raffinato grande magazzino di moda francese.
Raggiungiamo Checkpoint Charlie, un altro importante simbolo della seconda Guerra Mondiale e Guerra Fredda, il posto di blocco di frontiera tra l’area Americana (Ovest) e l’area sovietica (Est). Da qui passavano gli alleati, i diplomatici e gli stranieri che avevano il diritto di andare da una parte all’ altra di Berlino, in funzione dal 1945 al 1990. Quello presente non è la guardiola originale, trasferita nell’ Alliertenmuseum ma una fedele ricostruzione dell’originale. Attraverso questo posto di blocco tanti berlinesi dell’est riuscirono nelle maniere più incredibili a scappare all’ Ovest. Leggere le storie e le testimonianze di chi ce l’ha fatta è commovente.
Purtroppo il luogo è diventato molto turistico e ancora una volta ho provato un po’ di tristezza e rabbia nell’osservare turisti sorridenti che si fanno immortalare con elmetti in testa assieme alle finte guardie messe ad intrattenere i visitatori.
Qui troverete svariate bancarelle stracolme di gadget che richiamano la guerra: bandiere, maschere antigas, elmetti, oggetti militari appartenenti ai diversi schieramenti.
Non mi è sembrato niente di speciale ma la visita è d’obbligo se non altro per quello che ha rappresentato per tanti anni per questa città.
Molto più interessante, ma vi avviso, sarà il terzo pugno nello stomaco della giornata, il Museo Topographie des Terrors (Topografia del terrore). Uno dei Musei più visitati di Berlino, inaugurato nel 2010, dove un tempo si trovata il Prinz-Albert-Palais, sede delle istituzioni più temute del Terzo Reich. Il museo raccoglie foto, filmati e reperti di ogni tipo sulla storia dell’olocausto. Un altro momento per riflettere sul doloroso passato che ha segnato questa città e milioni di famiglie innocenti.
Il museo è arricchito da un esposizione all’ aperto che si sviluppa lungo il vecchio muro, di fronte alle fondamenta delle celle della Gestapo. La mostra illustra la vita di Berlino tra il 1933 – 1945 e come la vita della popolazione cambiava mano a mano che Berlino diventava il centro nevralgico del potere nazista.
Osservo i resti del muro e mi sforzo di immaginare cosa potesse significare vivere a Berlino quando ancora era divisa. Quello che più mi colpisce è la struttura del muro, sottile e nemmeno troppo alto. È difficile da realizzare, ora, che un muro in apparenza non troppo imponente sia invece servito allo scopo per cui era stato costruito e abbia gravato in modo così pesante sui destini di migliaia di persone.
Ci lasciamo alle spalle il passato e ci dirigiamo nel moderno Sony Center, un grande complesso di vetro e acciaio che ospita negozi, uffici e tanti ristoranti, tra cui una delle migliori birrerie di Berlino, il Lindenbrau.
Ci troviamo a due passi (letteralmente e non in senso figurato) da PotsdamerPlatz, un estesa e moderna piazza, simbolo della rinascita della città. Durante la seconda Guerra Mondiale la zone venne ridotta ad un cumulo di macerie e sarà solo dopo l’abolizione del muro che un consorzio di investitori e famosi architetti ne progetteranno la ricostruzione.
La nostra giornata si conclude a PotsdamerPlatz, da qui con la metro facciamo ritorno in Hotel.
Se però avete ancora una riserva di energie da investire potete proseguire verso i Tiergarten e rilassarvi nel verde del Parco.
CURIOSITA’ SU BERLINO
Passeggiando per Berlino è facile imbattersi nell’ Ampelmännchen, ovvero “l’omino del semaforo”. Fino al 1960 nella Repubblica Democratica Tedesca (DRT) i semafori erano tutti uguali ma il numero crescente di incidenti stradali spinse la commissione per il traffico di Berlino Est a trovare una soluzione. Fu così che lo psicologo Karl Peglau ideò segnali più grandi, luminosi e chiari e per rendere le figure ancora più verosimili ed efficaci, anche ai daltonici ed ipovedenti, Peglau consigliò di aggiungere agli omini naso, cappotto e cappello.
A seguito della riunificazione tedesca del 1990, tra i vari provvedimenti si tentò di unificare la segnaletica, smantellando e sostituendo gli Ampelmännchen, tuttavia, molti cittadini vollero che l’Ampelmännchen fosse preservato, in quanto aspetto caratterizzante della ex Germania Est. Cosi le autorità competenti autorizzarono il loro mantenimento.
Ma l’ Ampelmännchen non sarà l’unico elemento a destare la vostra curiosità.
Enormi tubi rosa, viola e azzurri si snodano per le vie della città ed è inevitabile chiedersi: ma a cosa servono? Mi sono documentata, anche perché non ci sarei mai arrivata. Berlino poggia su un terreno altamente acquitrinoso, soprattutto il centro, dove l’acqua sembra essere a pochi metri sottoterra. I tubi vennero installati dopo la caduta del muro per drenale e tenere sotto controllo il livello dell’acqua, sbalzi improvvisi potrebbero danneggiare le strade e far crollare interi palazzi. L’acqua in eccesso viene riversata nel fiume Sprea o nei canali. I tubi non presentano un andamento lineare, poiché durante in inverno la temperature scende spesso sotto lo zero e l’andamento “a snake” è stato studiato per resistere alle dilatazioni termiche dell’acqua ed evitarne così la rottura.
So che ora vi sentite un po’ meno tranquilli ma io confido nella precisione degli ingegneri tedeschi.
Spero che i miei consigli possano esservi utili ad organizzare il vostro personale viaggio, in una città in cui è davvero difficile annoiarsi.